La mia esperienza AQUABUS a Formentera
- entradilla: Ho sempre detestato mettermi in fila. Le persone sono abituate a mettersi in fila per fare qualunque cosa, come se fossero incapaci di organizzarsi tra di loro senza scatenare un conflitto. Mi trovo qui a scrivere queste righe per raccontare un’avventura che cominciò precisamente così: comprai il biglietto per il traghetto AQUABUS Ibiza/Formentera quasi per caso.
Ho sempre detestato mettermi in fila. Le persone sono abituate a mettersi in fila per fare qualunque cosa, come se fossero incapaci di organizzarsi tra di loro senza scatenare un conflitto. Mi trovo qui a scrivere queste righe per raccontare un’avventura che cominciò precisamente così: comprai il biglietto per il traghetto AQUABUS Ibiza/Formentera quasi per caso. Beh, ad essere sincero fu per la simpatia e la gentilezza di una promotrice che incontrai visitando il porto della capitale ibizenca.
L’imbarcazione ci stava già aspettando nel porto di Vila, un meraviglioso scorcio dai selvaggi contrasti . Nella quartiere della Marina la gente del posto passeggia per le strade tranquilla, accompagnata da quel chiacchiericcio allegro che preannuncia l’inizio di ogni stagione turistica. Da un lato ci sono decine e decine di negozi atti a soddisfare ogni esigenza immaginabile, dall’altro le mura rinascimentali di Dalt Vila che nel 1999 fu dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO e che lascia ipnotizzato chiunque la osservi. Impressionante.
Con l’emozione ancora vivida salii a bordo del traghetto che salpò con eleganza verso l’azzurra immesità del mar Mediterraneo. Dinnanzi a me 40 minuti di libertà al profumo di salsedine. L’ultima cosa che vidi in lontananza fu il lato destro della muraglia di Dalt Vila prima di ritrovarmi nelle aque delle famose Platja d’en Bossa e es Cavallet. Una lieve e improvvisa brezza salata mi avvertì che il traghetto si stava addentrando nel Parco Naturale di ses Salines, un paesaggio unico nel mondo che combina una infinità di specie animali e di risorse naturali con l’approdo stagionale di milioni di turisti affascinati. Le sue acque nascondono un fondale ricoperto di posidonia oceanica, un’alga che ha il compito di mantenere il mare delle Isole Pitiuse limpido, cristallino.
Entrare nella zona denominata es Freus mi risvegliò dal letargo: le acque inquiete mi augurarono un buon viaggio. Lasciammo alla nostra destra l’isola des Penjats e avvistammo s’Espalmador, uno degli isolotti della pitiusa minore più conosciuti a livello mondiale e sicuramente uno dei più belli dell’arcipelago delle Baleari. A farla breve, non dovetti ricorrere al canto delle sirene per arrivare a Formentera completamente incantato! La mia mente era assuefatta da un’incalcolabile successione di immagini che sfioravano la perfezione.
La mia esperienza AQUABUS terrestre non fu meno appassionante. Il personale a bordo mi spiegò dove poter prendere in affitto un mezzo di trasporto per poi poter raggiungere gli scorci più sconvolgenti di Formentera. In un primo momento pensai di mettere alla prova la mia capacità polmonare con una mountain bike ma decisi di desistere nell’intento; una piccola decappottabile divenne la mia nuova compagna di viaggio. La chiamai Mike, in onore ad un giovane e simpatico ubriacone che conobbi in una partita di biliardo a Las Vegas. Qualcuno un giorno mi disse che è bene dare un nome a tutto ciò che in qualche modo ci appartiene.
Non avrei mai immaginato che un’isola così ristretta potesse far sentire anche me estremamente piccolo. Gli stagni situati nel cuore del parco moltiplicarono le tonalità dei colori mentre il sentiero serpeggiava tra le dune, dove la vegetazione sembra riposare per sempre in un’ondulazione perpetua di sabbia bianca. Avvistare dalla costa di playa de ses Illetes gli isolotti ibizenchi di es Vedrà y es Vedranell avvolti in una leggera nebbia infonde un’aura di solitudine dal fascino magico. Come se il tempo supplicasse a gran voce di potersi fermare per l’eternità. Cominciai ad arrampicarmi su una collinetta rocciosa e solitaria; solo le lucertole in letargo potevano avvertire la mia presenza. Lo shock fu violento, come quando un amore antico ti lancia quello sguardo che avevi dimenticato: l’isola si presentò davanti ai miei occhi in tutto il suo splendore. Fiancheggiato da ses Illetes y es Migjorn, due spiaggie che fanno a gara per un pugno di sabbia sentii il mio cuore galleggiare; e quella non sarebbe stata l’ultima volta.
A stomaco vuoto decisi di visitare il paese più caratteristico di Formentera. Sant Ferran è il centro nevralgico di un’isola che non ha centro e in cui tutto appare disperso. Gli abitanti camminano lentamente: quando cammini verso nessun luogo hai bisogno di calma, per assaporare ogni passo. Salutano sia amici che sconosciuti con un movimento della testa appena accennato mentre io chiedo indicazioni per la prossima destinazione. Cercavo il faro de el Cap de Barbaria. “Laggiù potrai vedere tutto e non vedere niente”, mi disse un ottantenne con aria severa, e mi indicò la strada con la lucidità di un chirurgo. “Io non torno lì dal 1992. Quel luogo mi offrì riparo dall’agitazione che assaliva tutti durante i Giochi Olimpici di Barcellona…il chiasso mi infastidiva” concluse nascondendo la sua fronte larga nel berretto. Partii dopo aver divorato una doppia razione di deliziosa paella, e il dolce. La strada che porta al faro è un vecchio cammino di asfalto che sembra a senso unico “vedrai come scomparirà al tuo ritorno” mi disse un altro isolano. Addentrandomi in un piccolo boschetto le ruote della mia decappottabile sfioravano il bordo della carreggiata e dinnanzi a me in lontananza il faro immortale. Mi fermai lì vicino, ma non troppo. Non volevo disturbare. Aprì il portaoggetti dell’auto per prendere un bicchiere di vetro e una bottiglia di J.T.S. Brown che comprai vent’anni fa per un’occasione speciale. Sapevo che questa sarebbe stata quella giusta. Mi sedetti su di una panchina e guardai il tempo dritto negli occhi e tutt’intorno a si fece d’azzurro e d’argento. Mi voltai e vidi che il sentiero era svanito. “Ti avevo avvertito” mi disse l’ottantenne mentre si accendeva una sigaretta e si versava un bicchiere di vino. Aveva ragione. Da quel momento sono ancora lì seduto.
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